Visual design, da leggersi progetto visuale. Il saggio di Falcinelli non è un libro di favole della sera, non è un manuale che ti insegna a diventare designer, non è un racconto sulla storia del design. E’ uno strumento per interpretare un mondo che oggi vuole essere guardato e che informa lo spettatore per immagini, lo seduce, gli narra una storia.
Ci ho messo del tempo a scrivere questo articolo per tre ragioni. Perché il libro è molto denso di informazioni storiche sulla cultura visuale, perché volevo trovare chiaramente il nesso tra il visual design e la comunicazione digitale e perchè al contempo volevo lasciare qualcosa di pratico.
Comunicazione digitale come progetto visual
Leggendo l’opera ho avuto ancora una volta la conferma che la comunicazione sui social media non è che un progetto visuale il cui messaggio è veicolato da immagini accompagnate da testi, entrambi scelti con intento.
Quello che vorrei proporre sono 5 considerazioni nate dalla critica ai progetti di visual design trovati nel libro, da tenere a mente mentre progettiamo la comunicazione digitale.
IDENTITA’: il fondamento di tutta la comunicazione. Ad ogni identità il visual design conferisce un logo, un colore, un’immagine che finiscono per comunicare interessi, valori, gusti nei quali il pubblico si ritrova. Il marchio è invece il segno grafico che presenta, promuove, informa l’identità stessa che finisce per essere “l’immagine di chi parla e chi viene parlato”. Abbiamo un’idea di chi siamo come mittenti di messaggi?
CONTESTO: costruire un messaggio visivo significa essere coscienti del pubblico che abbiamo davanti. Chi riceverà il mio messaggio cosa sa già del mio argomento? E soprattutto cosa ne farà delle informazioni che sto condividendo? Qualsiasi progetto di comunicazione (una serie TV, un’istallazione d’arte, un post su IG) è calato in un flusso culturale, economico e sociale che influenza il destinatario del messaggio.
DISPLAY: “Per sedurre bisogna mostrarsi”. Se storicamente i grandi magazzini sono stati il palcoscenico per prodotti in packaging accattivanti e il luogo dove per prima la pubblicità per le masse si è manifestata, oggi possiamo considerare i social network come i mass media per definizione. Come il prodotto è venduto per immagini, anche in comunicazione il messaggio è veicolato per immagini, ma quale strumento della comunicazione digitale scelgo? Dove voglio mettere in mostra i miei prodotti e i miei servizi?
CREATIVITA’: un progetto di design, e nel nostro caso di comunicazione, parte da un’intenzione. Il contenuto del messaggio deve prendere forma, che a sua volta è veicolata su supporti diversi per raggiungere il maggior numero di persone possibile. Perché il mio messaggio arrivi devo creare un contenuto visivo ad hoc per lo strumento scelto: un post di IG non userà la stessa creatività di un blog post che a sua volta non sarà uguale a quella di un manifesto pubblicitario
STILE: ho trovato nel libro una definizione calzante, “la sensazione di individuare attraverso le apparenze, un’impronta omogenea”, ossia essere riconoscibili. Nella grafica moderna si sono distinti lo stile Liberty e il Modernismo, citati appunto perché sempre facilmente distinguibili tra gli altri. Nell’ambito del marketing il designer diventa invece lo stratega del consumo: lo stile diventa uno strumento per le vendite, per essere notati, ricordati e associati al proprio brand. Che cosa quindi caratterizza il vostro stile comunicativo?
Un post sui propri account social di business è molto più di un’immagine alla ricerca di like. Mi auguro che questo articolo, a chiusura del tema di Ottobre sull’identità visiva, vi sia stato utile a iniziare a pensare alla comunicazione digitale come ad un progetto visual.
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